Sintomatologia
Solitamente il dolore è proiettato da punto trigger in specifiche regioni a seconda del punto attivo e raramente è localizzato nel punto trigger steso. Il dolore spesso è sordo e profondo e si può manifestare sia a riposo che durante il movimento, può essere evidenziato con la pressione sul trigger point.
I trigger points sono attivati dal sovraccarico muscolare o da un trauma diretto e causano rigidità e debolezza ai muscoli colpiti.
Non sempre però il dolore è il sintomo principale riferito dal paziente ma lo sono soprattutto la limitazione funzionale e la contrattura muscolare.
La palpazione si esegue scorrendo l’area sospetta con i polpastrelli e il trigger point viene percepito come una nodulo all’interno della fascia contratta. La palpazione può essere fatta anche con la pinza pollice-indice sulla muscolatura facilmente afferrabile come il grande pettorale o lo sternocleidomastoideo.
Solitamente all’esame obiettivo si rivelano i seguenti reperti:
– L’allungamento attivo o passivo del muscolo aumenta il dolore se sono presenti dei trigger points attivi
– L’allungamento passivo è limitato
– Il dolore aumenta con una forte contrazione isometrica
– Deficit di forza del muscolo colpito
– Alla palpazione il muscolo sede del trigger point attivo è contratto
– La palpazione “a scatto” del muscolo evoca frequentemente uno spasmo locale
– La pressione moderata e prolungata su un trigger point sufficientemente irritabile causa o intensifica il dolore nella zona di proiezione
Decorso
La fase acuta può durare dalle due settimane ai due mesi e se non viene correttamente trattato si può evolvere verso la cronicizzazione. Nel caso di cronicizzazione i punti trigger diventano ipersensibili e la soglia per la riattivazione diminuisce, rendendoli più sensibili.
I trigger points possono essere riattivati da varie situazioni di stress: attività fisica eccessiva, posture errate protratte nel tempo, malattie generalizzate (influenza)…
La terapia
La terapia deve avvalersi della “disattivazione” dei trigger point e dell’eliminazione dei fattori che lo rendono attivo. Ad esempio non è necessario lavorare solamente sul trigger point quando la postura del paziente è scorretta e causa un continuo sovraccarico del muscolo interessato dal trigger point.
L’individuazione dei trigger points
Il primo passo per una terapia manuale dei punti trigger è l’identificazione esatta delle zone su cui lavorare.
Inizialmente tramite la palpazione si individueranno le fasce muscolari tese, sede di trigger point.
Il trattamento
Per il trattamento le tecniche principali sono due: compressione ischemica e massaggio profondo localizzato.
– Compressione ischemica
– Massaggio profondo
Si opera un’azione di stiramento del punto trigger applicando una pressione in direzione delle fibre muscolari per allungare i sarcomeri contratti. In casi di presenza di strappi si può stirare la fibra ortogonalmente per non aggravare il danno. Si ripete l’operazione ciclicamente in senso disto-prossimale.
Durante il trattamento è normale un certo dolore, scatenato dalla pressione del trigger point. Il dolore provato dal paziente però non deve essere eccessivo ma deve assestarsi all’80-85% della soglia e deve essere visto come dolore “che abbandona” il punto trigger.